Eccomi in vetta al Dolcedorme, a 2267 m s.l.m. Puntualmente solo, ma con tanta grinta da vendere!

Pollino cresta dell'Infinito-7

Di pazzie ne ho fatte, secondo la gente comune. Io però sono uno che osa: accetto le sfide, non ho paura, voglio scoprire ed esplorare in tutti i modi quello che la natura ha da offrire. Mi piace camminare, girare in mountain-bike. Qualche mese fa ho persino provato l'estremo del lancio col paracadute, poi il parapendio. Naturalmente sono un climber e arrampico insieme ai soci della Lucania Natura Verticale. Inoltre collaboro attivamente con i ragazzi dell'associazione Fuorisentiero APS, una realtà che cresce sempre di più in Basilicata, e sono un grande conoscitore dell'appennino Lucano, in quanto mi diletto a percorrerlo in lungo e largo. A giugno, ad esempio, mi sono immerso nel Parco Nazionale del Pollino per concatenare le cinque vette sopra i 2000 m (Serra del Prete, Monte Pollino, Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole, Serra di Crispo). Tre giorni e 30 km in modalità backpaking: un’esperienza indescrivibile – Da rifare! – ho pensato.

Come previsto, rieccomi. È novembre. Terminati gli impegni lavorativi, finalmente ho il weekend libero, controllo il meteo e tutto combacia. Le temperature sono rigide, ma splenderà il sole per tutta la giornata di sabato. Pollino sto arrivando! Decido di partire la sera di venerdì  9 novembre 2018, pernottare a Civita ed essere così operativo fin dalle prime luci dell'alba di sabato. Questa volta l'obiettivo è il Dolcedorme, percorrendo la Cresta dell'Infinito: uno degli itinerari più lunghi e impegnativi del Parco Nazionale del Pollino. Sistemo lo zaino. Con me solo qualche barretta, due litri d'acqua e un po' di frutta (viaggio leggero). Indosso il piumino e la giacca antivento, allungo i miei bastoni e alle 6:30 del mattino parto da Colle San Martino. Mi muovo velocemente in salita verso Colle della Scala, il sole non è ancora alto e bisogna riscaldarsi bene. Alle 8:00 sono sulla cresta e dinanzi a me l'Infinito: la nebbia fitta a valle e le immense nuvole basse mi separano dal blu del limpido cielo. Scatto qualche foto per sincerarmi che lo spettacolo sia vero e poi via, a percorrere la cresta. Tra la Timpa del Principe e il Passo di Marcellino è un continuo saliscendi, ma in un paio d'ore raggiungo la Manfriana orientale (1987m s.l.m.). Qui mi concedo un piccolo break, pausa necessaria per affrontare gli ultimi 4 km fino alla cima del Dolcedorme. Salgo, scendo, risalgo e riscendo, fino al Passo del Vascello, e poi su, tutto d'un fiato: il Dolcedorme è conquistato!

Lascio un pensiero sul libro di vetta, mangio una mela, qualche altra foto oltre l'infinito. Sono le 13:00 e bisogna scendere. Velocemente raggiungo il Piano di Acquafredda e intercetto il sentiero che attraversa La Fagosa, un’immensa faggeta che mi accompagna per tutto il tragitto del ritorno. Alle 16:30 arrivo alla macchina super soddisfatto, riguardo gli scatti fantastici e do un’occhiata ai dati del GPS: 25 km in 10 ore di cammino per un dislivello di 1400 m. Beh, niente male! Esperienza straordinaria, consigliata a chi è ben allenato e non soffra di vertigini.

Lassù ero simile a un Dio, sopra ogni cosa! Con criterio osa!
Roberto Colangelo